sabato 19 gennaio 2013

ALESSANDRO MANZONI & CARLO CETTI ovvero I PROMESSII SPOSII – 3



Quel ramo del Lario che, tra due catene di monti e tutto seni e golfi, volge a sud, quasi a un tratto si restringe e, tra un’ampia costiera a manca e un promontorio a destra, prende corso di fiume; mutazione resa più evidente da un ponte che unisce le due rive lì ove termina il lago e l’Adda ricomincia, per riprendere poi nome di lago, ove esse riaprendosi, lasciano spaziare le acque in nuovi golfi e seni.



(Rifacimento dei Promessi sposi, Como, a cura dell’Autore, 1965; 21 cm, 196 pp.)



 

 


CARLO CETTI

(Laglio, Como 1884 ?, dopo il 1965)


 


Se mi chiedete notizie su Carlo Cetti, vi devo deludere: non ne so praticamente nulla. Bisognerebbe leggere la sua Autobiografia (1961), ma, come tutte le sue opere del dopoguerra – stampate a sue spese e presumibilmente con una tiratura limitata (alcune uscirono in sole 150 copie) – è introvabile (se non in qualche biblioteca pubblica: ma non in quella della mia città). E, in ogni caso, non è certo dalla sua autobiografia che possiamo ricavare la data di morte che, infatti, è sconosciuta (comunque posteriore al 1965, visto che il suo ultimo libro è datato 1966).


Diplomato in ragioneria, si dedicò al commercio: con molto successo, evidentemente, perché nel 1925, poco più che quarantenne, si ritirò dagli affari, per dedicarsi alla scrittura. In questo il suo percorso di vita ripete quello di Pellegrino Artusi: ma senza il successo – enorme – che arrise a quest’ultimo. (Ricavo queste scarne notizie da I mattoidi italiani di Paolo Albani, libro in cui Cetti, in una tale compagnia, emerge a dire il vero come il più sano di mente.)


Una cosa è indubitabile: fu molto prolifico, sia nell’ambito letterario (racconti, poesie, satire, traduzioni) che in quello saggistico (letteratura, filosofia, pedagogia, storia, economia). Con l’ingenuità tipica delle persone intelligenti e curiose, ma prive di una base culturale adeguata, Cetti fa il tuttologo.


Ad ascoltarlo, la maggior parte dei problemi mondiali sarebbe già stata risolta: basta applicare il    


Vitalismo – Dottrina che considera la condotta conforme alle leggi e alla morale come la più favorevole alla conservazione della vita (1932);


naturalmente, per quelli che non capiscono subito, bisognerà persuadersi


Della necessità di ristabilire la pena di morte (confutazione al Beccaria) (1928)


e sarà necessario ricorrere a


L’Educazione come mezzo di favorire lo sviluppo del corpo e dell’intelligenza, e di formare il carattere (1933).


            Avete dei dubbi esistenziali? Ci spiega lui


Qual è e come si consegue il più alto scopo della vita (1960).


In quanto all’economia, nessun problema: è lui stesso a insegnarci


Come si riesce nel commercio (Storia di un’Azienda) (1933).


(Effettivamente, in questo ambito, aveva dimostrato di saperci fare.)


            Alla maniera di Platone e di Galileo, Cetti presenta le sue visioni salvifiche sotto forma di dialoghi:


Le scarpe dell’ebreo. Sintesi filosofica in nove quadri. I. Accanto al fuoco – II. Il mendicante –  III. Il circolo dei critici – IV. Sotto il portico – V. L’agguato – VI. Salendo il monte – VII. Nell’eremo  – VIII Nel tempio della verità rivelata... (1927),


La fontana magica (Analisi e sintesi della morale) – In cinque quadri – 1. Fra amici – 2. All’opera! – 3. Una serata in casa del Notaio – 4. Il Mago – 5. L’isola della saggezza (1932).


Il talismano - Analisi e sintesi sull’Arte Educativa in cinque quadri: 1. I due metodi – 2. Il mazzo di tarocchi – 3. Nel dolore – 4. Sotto la bacchetta del Mago – 5. La città dei bambini (1933),


            Cetti si occupa anche di letteratura; è pronto a insegnarvi a scrivere in prosa:


Libellula (Analisi e sintesi dell’arte dello scrivere) (1933),


Libro per gli scrittori (1958),

Analisi dell’arte dello scrivere (1965)

e in poesia:

L’arte di poetare (1958).


Se poi avete il problema di ricordare tutti questi saggi, niente paura, c’è la soluzione anche per questo:


L’arte di ritenere a memoria (Idea di una scienza dello sviluppo mentale) (1928)


(ricordatevi di comprarlo!).


            Siccome è


Contro il feticismo letterario (1958),


si sente libero, come vedremo, di “ristrutturare” i testi degli scrittori celebri, senza alcun timore reverenziale; e non si fa alcun scrupolo a far le pulci agli sfortunati scrittori che ebbero la sventura di nascere prima di lui, restando così privi dei suoi preziosi consigli:


La verità su Machiavelli (con brani di suoi scritti) (1945),


Ombre sulla figura di Dante (Il poeta nemico della democrazia) (1946).


            La sua attenzione si appunta soprattutto su Manzoni: avendo rilevato


Difetti e pregi dei Promessi sposi (1965)


si propone di portare avanti il lavoro di perfezionamento del romanzo, che il Manzoni non aveva saputo completare, con il


Saggio d’una terza edizione dei “Promessi sposi.” (1959)


che sfocerà nel


Rifacimento dei Promessi sposi (1965),


dove, in forma dialogica o epistolare, espone le sue idee sul celebre romanzo.


Cetti parte dalla considerazione che


1 – la lunghezza di un romanzo, non deve eccedere un numero di pagine che richieda più di quattro o cinque ore di lettura, e che quindi lo si possa leggere in una sola seduta, perché soltanto in tal modo esso può produrre sul lettore il massimo effetto.


2 – la materia di esso deve essere distribuita in modo che l’interesse della narrazione vada via via aumentando [...].


A queste considerazioni tecniche, Cetti aggiunge una valutazione sui contenuti e sulle finalità del romanzo manzoniano: senza contraddirsi non si può fare in un libro l’apologia del cristianesimo, e in pari tempo far ridere il lettore ponendo un curato alla berlina, e quasi ciò non bastasse, fare una lunga e particolareggiata narrazione di un grave scandalo avvenuto in un monastero.


Manzoni, dopo la prima stesura (Fermo e Lucia, 1821-23), aveva prodotto due edizioni dei Promessi sposi (1827 e 1840): un lavoro lunghissimo e minuzioso, ma evidentemente, secondo Cetti, insufficiente: diventa allora necessaria una terza edizione. Già, perché i Promessi sposi, assieme coi difetti hanno pregi tali da farne non solo [...] il miglior libro di prosa che noi abbiamo, ma che qualora venisse rifatto con un giusto criterio, cioè eliminandone tutto ciò che ha di superfluo e di contraddittorio, potrebbe diventare uno dei migliori e più diffusi libri nel mondo (mentre attualmente la sua fama rimane confinata all’Italia).


Secondo Cetti, un vero amico del Manzoni avrebbe dovuto dargli questi consigli:


1) Abbandona quella finzione del manoscritto d’un anonimo [...].


2) Sopprimi la storia tetra, disgustosa e interminabile della monaca di Monza, e il panegirico del cardinale Federico Borromeo [...]


3) [...] hai l’abitudine nel narrare di interromperti spesso per fare delle riflessioni estetiche, o morali, o linguistiche, ecc., il che non va.


4) Cerca di rendere più rapido il tuo stile [...]


5) Nello scrivere, non preoccuparti del giudizio dei letterati, perché essi danno più importanza a un periodo architettato con le seste, o a un vocabolo imporrito, [...] che non alla più sublime delle idee.


6) [...] padre Cristoforo [...] predica un po’ troppo, [...] né gli si può perdonare che con quella sua aria di santo, [...] approvi che un vecchio servo di don Rodrigo faccia la spia a danno del proprio padrone.


Ma soprattutto [...] A un popolo a cui [...] il Parini, l’Alfieri e il Foscolo [...] hanno cercato di infondere più virili propositi, non è forse tentare d’infiacchirne il carattere, l’esortarlo a rassegnarsi ai suoi mali, confidando nel compenso che ne otterrà in un altra vita?


            Non si vorrà mica introdurre un libro così disfattista nelle scuole, vero? « Dei pregi letterari del capolavoro manzoniano non discuto, perché sono da tutti riconosciuti, ma se fossi Ministro della Pubblica Istruzione, ne proibirei la lettura nelle scuole, per non allevare una generazione fiacca e rassegnata, e quindi non adatta alle lotte che tutti, o tanto o poco, dobbiamo sostenere nella vita ».


Per quanto riguarda l’aspetto lessicale, nel Rifacimento dei Promessi sposi Cetti applica l’idea base – la regola delle regole – della sua teoria del Brevismo, esposta in


La lingua si perfeziona e progredisce tendendo a brevità (Teoria del brevismo). Appendice: Dell’arte narrativa (1946):


È solo coll’usar, pur col debito riguardo a chiarezza, il minor numero possibile di sillabe, che si può conseguir la perfezion dello stile. (C. C.)


            Non osa però applicare fino in fondo la sua teoria, che consiste non solo nell’usare sempre apostrofi e troncamenti, eliminare – pardon: eliminar – la d eufonica, scegliere le varianti senza doppie (imagine anziché immagine); ma anche nell’eliminazione di prefissi – scegliendo le varianti che ne sono prive: bruciare anziché abbruciare o creandole: malare anziché ammalare – e di vocali inutili (sufficente anziché sufficiente e – ahimè – un ambiguo ceco al posto del cieco).


            Il risultato di tanto lavoro? Le 500 pagine circa dell’originale manzoniano si riducono a 196 nella versione di Cetti: 2/5 delle pagine di partenza! Una “terza” edizione, quella di Cetti, finalmente adatta alle scuole, suppongo (e sono certo che gli studenti, vedendo il libro così incredibilmente assottigliato, concorderebbero). Resta solo da convincere il Ministero ad adottarla!


            Ecco un saggio del lavoro di riduzione: l’incontro di don Abbondio con i bravi:


 


            « Che i due descritti sopra stessero ivi ad aspettare qualcuno, era cosa troppo evidente; ma quel che più dispiacque a don Abbondio, fu il dover accorgersi, per certi atti, che l’aspettato era lui ».


            Anzitutto è da osservarsi che Manzoni non aveva descritti i due bravi, qualche riga sopra, ma tre pagine prima, quindi invece di, i due descritti sopra, avrebbe dovuto dire, i due da noi descritti, senz’altro.


            Poi c’è quell’ivi che è inutile, e quel cosa e quel troppo, altrettando superflui. E perché dire qualcheduno e dispiacque, invece di qualcuno e spiacque.?


            Ecco il periodo rifatto:


            Che i due da noi descritti attendessero qualcuno, era ovvio, ma ciò che spiacque a don Abbondio fu di essere lui l’atteso.


 


            Confrontando le due versioni, miei diletti, che vi posso dire? Che Cetti ha fatto un lavoro ammirevole; ma che, purtroppo, buttando via l’acqua sporca, ha buttato via anche il bambino: perché dal testo manzoniano non sono sparite solo alcune sillabe: è sparita anche un’altra cosa, che il Manzoni possedeva e di cui Cetti, come tutti gli utopisti, era completamente sprovvisto: il senso dell’umorismo.


 


 


LETTURE CONSIGLIATE



Carlo Cetti, Difetti e pregi dei Promessi sposi, Como, a cura dell’A., 1965. 21 cm, 87 pp.

Carlo Cetti, Rifacimento dei Promessi sposi, Como, a cura dell’A., 1965. 21 cm, 196 pp.

I due libri sono introvabili sul mercato antiquario, ma reperibili in diverse biblioteche pubbliche.

Paolo Albani, I mattoidi italiani, Macerata, Quodlibet, 2012.

Breve ma unica trattazione esistente della figura di Carlo Cetti.



SITI INTERNET




            Anteprima in pdf de I mattoidi italiani, con le pagine dedicate a Carlo Cetti.





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8 commenti:

  1. Ho passato 10 minuti veramente divertenti a leggere le sue note su Cetti ed altro, bravo.

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    1. Scrivere post come questo richiede tempo e impegno, per la documentazione e l'elaborazione: vedere che qualcuno apprezza è molto gratificante: grazie!

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    2. Carlo Cetti era il fratello di mio bisnonno...
      mi sto documentando recentemente sulle sue pubblicazioni e sulla sua vita, complimenti per l'articolo.
      (E' morto nel 1963)

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    3. Sicuro che la data di morte sia il 1963? Perché gli ultimi libri sono datati 1965 (a meno che non siano stati pubbblicati postumi da un parente...).

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    4. in famiglia mi dicono 1965...
      ad ogni modo era davvero "un mattoide" (con affetto)!
      alcuni vecchietti in paese si ricordano ancora di lui
      ma tra gli aneddoti della sua vita, giusto per dargli merito:
      -si è improvvisato allevatore ed agricoltore;
      -6 anni in eritrea con il fratello (Guido) dove ha fatto fortuna nel commercio della madreperla, caffè ed incenso;
      -si è comperato una montagna (letteralmente)
      -ha aperto una ditta di calce con 50 dipendenti

      sto leggendo i suoi libri, peccato non averlo conosciuto!


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    5. 1963, non 1965 (ho sbagliato a scrivere)

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  2. la versione migliore dei Promessi Sposi e' quella di Carlo Cetti
     ( 1884 - vivente ? ) nessun dubbio ; 500 pagg. sono troppe per constatare che Don Rodrigo e i Borromeo prima o poi avrebbero vinto.

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