Prosecco
CA’ VAL
Per varare questa nuova rubrica –
Etichette curiose – trovo doveroso cominciare col botto: con un
prosecco. Se la marca me l’avesse nominata un amico, avrei capito “Caval”,
inteso come mammifer erbivor del gener Equo (Equus caballus) (De
Mauro).
Ma nessuno me ne aveva parlato e,
quando la bottiglia mi è capitata fra le mani, la scritta era chiara: “Ca’
Val”, dove ca’ va intesa come edif’ suddiv’ in stanz’ o in
appart’, adib’ spec’ ad ab’ (De Mauro).
La cosa curiosa è però il logo,
dove il grafico si è divertito (col consenso o su sollecitazione del
produttore) a equivocare: leggiamo ca(sa) e vediamo due caval(li). In effetti
il logo è strutturato come un’insegna araldica, e due cavalli lo nobilitano
molto più di una casa: trasformano il produttore in cavaliere anziché in
casalingo.
Senza contare che, oltretutto, i
cavalli possono richiamare, alla lontana, il logo Ferrari (anche se, invece del
noto spumante, si tratta della notissima casa automobilistica).
Non posso non pensare al prode
Anselmo di Giovanni Visconti Venosta: se invece di partire a cavallo di un
caval, ma con l’elmo – che usava per bere – che perdeva da un forellino,
fosse partito a cavallo di un Ca’ Val, attaccandosi al collo della bottiglia
non sarebbe morto di sete!
Per concludere: e se il
produttore, anziché Val, si fosse chiamato Caval? La sua sarebbe stata la
cacofonica (e ho detto tutto) azienda di Ca’ Caval...
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