(I PAPPAGALLI)
(Renato Carosone – Fiorenzo Fiorentini; matrici: 11 gennaio 1951)
(Per ascoltare la versione di Peter Van Wood, clicca qui.)
(Per ascoltare la versione di Renato Carosone, clicca qui.)
Questa mattina mi sono svegliato
di soprassalto come un bebè:
ho fatto uno sogno simpatico e strano,
ora vi spiego perché.
Ho giocato tre numeri al lotto:
venticinque, sessanta e trentotto;
pensa un po’ che successo farà
la canzone se il terno uscirà.
Ho giocato tre numeri al lotto:
venticinque, sessanta e trentotto;
li ho giocati convinto perché
li ho sognati tutti e tre.
Ho fatto un sogno
tanto tanto bello:
ero in un castello
sotto il cielo blu.
C’erano tanti,
tanti pappagalli,
rossi verdi e gialli,
che dicean così:
“Giocali, giocali,
giocali, giocali,
gio’!”
Ho giocato tre numeri al lotto:
venticinque, sessanta e trentotto;
li ho giocati convinto perché
usciranno tutti e tre!
Usciranno tutti e tre!
PETER VAN WOOD
pseudonimo di
PIETER VAN HOUTEN
(L’Aia, 19 settembre 1927 – Roma, 10 marzo 2010)
“Con
quella canzone, nel 1957, presi un po’ di soldi al Lotto. Due settimane
fa ho giocato di nuovo la stessa terna 25 - 60 - 38, e ho ripreso un
po’ di soldini. Ma non è facile, non è che i numeri li indovini
così...”. Il segreto [...] per vincere? “Non c’è una ricetta. Io ogni
tanto faccio qualche sogno e magari mi alzo, mi tiro fuori dal mio sogno
e vado alla scrivania: prendo nota dei numeri sognati e il mattino dopo
corro a giocarli. Ma non vinco sempre”. (Luca Zanini, Van Wood: ho vinto coi numeri della canzone, Corriere della Sera, 6 aprile 1998).
Sconfortante
e controproducente ammissione, quella di non vincere sempre, da parte
di uno che aveva fatto dell’astrologia il suo secondo lavoro, curando
rubriche di oroscopi per giornali e riviste. Proprio in veste di
astrologo aveva da poco partecipato all’edizione 1996-1997 del programma
televisivo Quelli che il calcio, condotto su Rai Due da
Fabio Fazio. Ma anche in quell’occasione non era stato molto fortunato: i
suoi frequenti pronostici sbagliati avevano dato origine a un suo alter ego,
la sagoma di cartone di un gufo, chiamato Van Goof (pronunciato
all’inglese: Van Guf), con cui veniva messo in competizione: a ogni
puntata, i pronostici esatti davano punti a Van Wood e i pronostici
errati li davano a Van Goof.
Tre numeri al lotto è una canzoncina tipica dell’epoca, nella quale il testo è solo un pretesto per cantare un motivetto allegro e ritmato.
La
passione per il gioco era condivisa dagli autori della canzone? A chi è
venuta l’idea iniziale? A Renato Carosone, che essendo napoletano
conosceva certamente la Smorfia? O a Fiorenzo Fiorentini? Non lo
so, ma un’ipotesi ce l’avrei: sospetto che l’idea iniziale sia scaturita
da un fatto squisitamente tecnico, legato al metodo di lavoro dei
parolieri.
Il
compositore, quando ha creato un brano musicale, ne consegna al
paroliere una registrazione – ovviamente strumentale – contenente
soltanto la linea melodica. Il paroliere, per familiarizzarsi col
motivo, ha bisogno di cominciare subito a cantarla; per questo crea un
testo provvisorio, convenzionale: un testo fatto semplicemente di
numeri, scelti in modo da rispettare i tempi forti e quelli deboli delle
frasi musicali (in poesia diremmo gli accenti).
Ecco un esempio, tratto da Consigli a un giovane scrittore, di Vincenzo Cerami (Milano, Garzanti, nuova edizione ampliata, 2002):
Azzurro
(testo: Vito Pallavicini; musica: Paolo Conte)
Strofa:
20-40-37 Cerco l’estate tutto l’anno
47-43 (o 40-7-43) e all’improvviso eccola qua.
20-40-37 Lei è partita per le spiagge
47-43 (o 40-7-43) e sono solo quassù in città,
20-40-37 sento fischiare sopra ai tetti
47-43 (o 40-7-43) un aeroplano che se ne va.
Refrain:
60 Azzurro
47-48 il pomeriggio è troppo azzurro,
20-3-3 e lungo per me,
60 mi accorgo
47-48 di non avere più risorse
20-3-3 senza di te,
60 e allora
47-48 io quasi quasi prendo il treno
20-43 e vengo, vengo da te,
60-47 ma il treno dei desideri,
47-48-3 nei miei pensieri all’incontrario va.
Naturalmente
poi i numeri saranno sostituiti dal testo definitivo... Ma perché non
mantenerli, facendoli diventare una giocata del lotto? Ecco, io sospetto
che sia andata proprio così: che cioè Fiorenzo Fiorentini, sollecitato
dal ripetersi di questa terna di numeri – 25-60-38 –, abbia pensato,
spinto anche dalla rima in –otto, a un terno da giocare al lotto. In
questo modo un mero espediente tecnico si sarebbe trasformato in un’idea
creativa.
Nel caso della nostra canzone, i numeri potrebbero essere stati questi:
25-60-38 (o 20-5-60-38) Ho giocato tre numeri al lotto:
25-60-38 (o 20-5-60-38) venticinque, sessanta e trentotto;
25-60-3-3 (o 20-5-60-3-3) pensa un po’ che successo farà
25-60-3-3 (o 20-5-60-3-3) la canzone se il terno uscirà.
25-60-38 (o 20-5-60-38) Ho giocato tre numeri al lotto:
25-60-38 (o 20-5-60-38) venticinque, sessanta e trentotto;
25-60-3-3 (o 20-5-60-3-3) li ho giocati convinto perché
25-33 (o 20-5-33) li ho sognati tutti e tre.
A Fiorentini sarebbe venuta lo stesso l’idea se, invece di 38, avesse usato un altro numero, che non rimasse con lotto?
Credo di no. Ma vediamo un po’: 38 è un trisillabo piano; quanti e
quali sono i numeri trisillabi piani? 18, 28, 38, 21 e 31; le rime in
–otto su 3 su 5, il 60 %: le probabilità giocavano a suo favore.
Che numeri possiamo ricavare da questo post?
Ho consultato la Smorfia per voi, miei diletti, e ne ho ricavato:
l’aucelluzz (l’uccellino): 35
’e denare (il denaro): 46
’a museca (la musica): 55
Da giocare su che ruota? Ma quella dell’Aia, naturalmente!
Ah, dite che non esiste? Beh, forse è meglio così!
SITI INTERNET
https://it.wikipedia.org/wiki/Peter_Van_Wood
Pagina di Wikipedia su Peter van Wood.
http://www.ildiscobolo.net/VAN%20WOOD%20PETER%20HOME.htm
Discografia e breve biografia di Peter Van Wood.
http://archiviostorico.corriere.it/1998/aprile/06/Van_Wood_vinto_coi_numeri_co_0_9804062681.shtml
Intervista del Corriere della Sera a Peter Van Wood (6 aprile 1998).
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