domenica 4 agosto 2013

GIANNI RODARI ovvero GLI ODORI DEI MESTIERI DI OGGI E DI IERI


IL PROFUMO DELLA NONNA

Sa di colla il tappezziere,
di salame il salumiere,
di vernice sa il pittore,
ogni persona ha un odore;
le signore, per civetteria
se lo comprano in profumeria.
Ma c'è un profumo particolare
che non hanno tutte le donne,
perchè non si può comprare:
è il profumo delle nonne.
San di violette messe a seccare
fra le pagine di un libro di fate,
e di fotografie un po’ slavate.
Sanno di amido, di biancheria
con lo spigo messa via;
sanno di orzo e di cotognata,
di biscotto alla noce moscata.

(Isa, riportata ne I Quindici, I libri del come e del perché, vol. 1, U.S.A., Field Enterprises Educational Corporation, 1968)



GLI ODORI DEI MESTIERI

Io so gli odori dei mestieri:
di noce moscata sanno i droghieri,
sa d’olio la tuta dell’operaio,
di farina sa il fornaio,
sanno di terra i contadini,
di vernice gli imbianchini,
sul camice bianco del dottore
di medicine c’è buon odore.
I fannulloni, strano però,
non sanno di nulla e puzzano un po’.

(Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, 1960-1972)



I COLORI DEI MESTIERI

Io so i colori dei mestieri:
sono bianchi i panettieri,
s’alzano prima degli uccelli
e han la farina nei capelli;
sono neri gli spazzacamini,
di sette colori son gli imbianchini;
gli operai dell’officina
hanno una bella tuta azzurrina,
hanno la mani sporche di grasso:
i fannulloni vanno a spasso,
non si sporcano nemmeno un dito,
ma il loro mestiere non è pulito.

(Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, 1960-1972)


IL PIÙ GRANDE

La mucca ha due occhi tondi e belli
e due corna al posto dei capelli.

È grande e grossa di statura.
Muggisce forte ma io non ho paura.

Non ho paura perché
io ho sei anni e lei soltanto tre.

(Dorothy Brown Thompson, trad. Edi; riportata ne I Quindici, I libri del come e del perché, vol. 1, U.S.A., Field Enterprises Educational Corporation, 1968)


LA MIA MUCCA

La mia mucca è turchina
si chiama Carletto
le piace andare in tram
senza pagare il biglietto.

Confina a nord con le corna,
a sud con la coda.
Porta un vecchio cappotto
e scarpe fuori moda.

La sua superficie
non l’ho mai misurata,
dev’ essere un po’ meno
della Basilicata.

La mia mucca è buona
e quando crescerà
sarà la consolazione
di mamma e di papà.

(Signor maestro, il mio tema
potrà forse meravigliarla:
io la mucca non ce l’ho,
ho dovuto inventarla).

(Gianni Rodari, Il libro degli errori, 1964; riportata ne I Quindici, I libri del come e del perché, vol. 1, U.S.A., Field Enterprises Educational Corporation, 1968)


PER ESSER VISPO E SANO

Per esser vispo e sano
io devo, e non c’è caso!
masticare adagino
e respirar col naso.

Tener le spalle addietro,
il busto e il capo eretto,
e non chiudere i vetri
della stanza da letto.

Insaponarmi bene,
lavarmi interamente,
poi stropicciarmi tanto
da sentirmi bollente.

Non devo stare in ozio,
dondolarmi annoiato,
e nemmeno mi giova
il chiasso indiavolato.

Mi giova divertirmi
a un amico d’accanto,
leggere dei bei libri,
non sfogliarli soltanto!

Cominciare ogni cosa
con un’idea sicura;
rammentar che ogni gioco
non va, se troppo dura.

Amar le cose belle
ed oprar gentilmente;
rafforzarmi le membra
ed arricchir la mente.

Davvero, tutto questo;
e per di più la sera,
non con le sole labbra,
devo dir la preghiera.

(Camilla Del Soldato; riportata ne I Quindici, I libri del come e del perché, vol. 1, U.S.A., Field Enterprises Educational Corporation, 1968)


PROBLEMI DI STAGIONE

«Signor maestro, che le salta in mente?
Questo problema è un’astruseria,
non ci si capisce niente:

trovate il perimetro dell’allegria,
la superficie della libertà,
il volume della felicità…

Quest’altro poi
è un po’ troppo difficile per noi:

Quanto pesa una corsa in mezzo ai prati?

Saremo certo bocciati!»

Ma il maestro che ci vede sconsolati:
«Son semplici problemi di stagione.
Durante le vacanze
troverete la soluzione».

(Gianni Rodari, Il libro degli errori, 1964; riportata ne I Quindici, I libri del come e del perché, vol. 1, U.S.A., Field Enterprises Educational Corporation, 1968)




GIANNI RODARI
(Omegna, Verbano Cusio Ossola, 23 ottobre 1920 – Roma, 14 aprile 1980)



L’enciclopedia dell’infanzia mia e dei miei fratelli Tiziano, Annalisa e Valeria è stata Il tesoro del ragazzo italiano di Vincenza Errante e Fernando Palazzi (Torino, UTET, 2a ed., 1954); più tardi arrivarono, per le mie sorelle più piccole – Raffaella e Donata – I Quindici, I libri del come e del perché, (U.S.A., Field Enterprises Educational Corporation, 1968).

Qualche giorno fa ho ripreso in mano il primo volume dei Quindici, quello delle filastrocche: c’è un po’ di tutto, dalle filastrocche popolari ai grandi poeti (Leopardi, Ungaretti, Palazzeschi, Saba, perfino Saffo!), dall’intramontabile Gianni Rodari ai dimenticati Renzo Pezzani e Arpalìce Cumàn Pertile (metto gli accenti per voi, miei diletti, perché da bambini eravamo affascinati da quel nome esotico e da quel doppio cognome, ma sbagliavamo a pronunciarlo).

Ed è stato leggendo una filastrocca della fantomatica Isa (non sono riuscito a trovare alcuna notizia su di lei; ne sapete qualcosa voi? Conto sul vostro aiuto) che mi è venuto in mente proprio Gianni Rodari, perché l’incipit è praticamente identico: la conosceva, il Nostro?

Può darsi, perché partire da un materiale dato, magari per stravolgerlo, è una tecnica creativa che lo stesso Rodari usa, per es., nelle filastrocche de Le favole a rovescio (in Filastrocche in cielo e in terra). Ma nella tensione che si genera tra la filastrocche di Isa e quella di Rodari, come pure tra Il più grande di Dorothy Brown Thompson e La mia mucca di Rodari, c’è tutta la portata della trasformazione della letteratura per ragazzi compiuta da Rodari.

Rodari registra il passaggio da un mondo rurale a un mondo urbano: le sue filastrocche non parlano più di un mondo idilliaco fatto di paesini, mucche e fiorellini, ma della città moderna, dove le mucche non si sono mai viste e il latte arriva direttamente in tetrapak.

Ma Rodari va oltre: i suoi temi non sono più quelli del mondo chiuso degli affetti familiari, di un mondo infantile avulso dalla realtà esterna: Rodari tratta i bambini da pari a pari, come piccoli uomini, e li apre al mondo, con i suoi problemi. Rimane in lui, certo, l’idea della funzione educativa – così spesso pernicosa, nel suo tono predicatorio e paternalistico, in mano ad altri poeti – che molti ritengono debba avere la poesia per ragazzi. Ai divieti di Per esser vispo e sano di Camilla del Soldato (nome omen) Rodari oppone il gesto liberatorio dei Problemi di Stagione; alle norme di buon comportamento in famiglia sostituisce, nelle sue filastrocche, l’impegno civile personale per il progresso e la pace. Il che non gli impedisce di affiancare, a filastrocche impegnate, anche filastrocche di puro divertimento: perché Rodari è, certo, comunista, ma è anche spiritoso (condizione questa, sia detto per inciso, più rara di quella).

Quando ero piccolo in casa tenevamo un’ultima mucca, retaggio dell’origine contadina di mio padre, diventato veterinario. Era una mucca vera, non si chiamava Carletto; ma non è durata molto.



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