CHARLIE CHAPLIN
(Sir CHARLES SPENCER CHAPLIN)
(Londra, 16 aprile
1889 – Corsier-sur-Vevey, Svizzera, 25 dicembre 1977)
Nel 1927 esce The
Jazz Singer (Il cantante di jazz, regia di Alan Crosland): è il
primo film sonoro. In realtà ad essere sonora è solo la parte musicale, cioè le
canzoni (due esempi, qui e qui) interpretate dal protagonista del film, il
cantante Al Jolson; i personaggi si esprimono ancora con le didascalie del muto.
Ma impareranno presto a parlare anche loro.
Il sonoro è
una svolta fondamentale nella storia del cinema, ma Charlie Chaplin non la
approva:
Io
sono stato sempre contrario al “film parlato” e tutto ciò che voi potrete dire
contro di esso non eguaglierà mai il mio “silenzio” che di sicuro è più
eloquente della mia voce. Poichè se io preferisco una eccellente produzione
teatrale ad un buon “film parlato”, considero senz’altro il “film muto”
superiore ad ambedue.
Viene
mossa questa obiezione: gli attori, durante la loro azione scenica, muovono la
bocca, pertanto non c’è alcuna ragione che essi tacciano. Ora il cinema è
un’arte plastica che viene espressa essenzialmente attraverso le immagini,
invece la ragione d’essere del teatro è la parola. Queste due arti hanno le
loro origini ben distinte e differenti l’una dall’altra. Il “film parlato” come
ora viene concepito subirà un giorno non molto lontano una crisi di cui le
cause principali risiedono nella barriera delle lingue che l’industria stessa
si è imposta. La mimica è una lingua compresa in tutto il mondo: una breve
didascalia sottolinea l’azione. Questo è tutto. I miei films sono compresi dai
cinesi come dagli africani, dai francesi, dai tedeschi. (Charlie Chaplin)
E così il
nuovo film di Chaplin, City Lights (Luci della città, 1931),
rimarrà sostanzialmente un film muto; ma, negli effetti sonori, Chaplin si
toglierà uno sfizio: quello di parodiare con ronzii incomprensibili, nella
scena iniziale dell’inaugurazione del monumento, il suono gracchiante delle
prime registrazioni del parlato.
Bisognerà
aspettare Modern times (Tempi moderni, 1936) perché compaia la
parola. Ma, in un mondo dominato dalla macchina e dove l’uomo – sottoposto alla
catena di montaggio – è ridotto a macchina, sono le macchine a parlare: lo
schermo con altoparlante della fabbrica e il giradischi dell’inventore della
‘macchina per mangiare’ di cui Charlot sarà vittima. Il discorso è
autoreferenziale: perché è una macchina quella che permette agli spettatori di
ascoltare i suoni; ma avrebbero dovuto dire a Chaplin che questo vale pure per
le immagini...
Solo
nell’ultima parte, finalmente, un uomo parla – anzi canta – ed è proprio
Charlot. Ma, quando apre bocca, quello che ne esce non è il testo della canzone
che deve interpretare – Je Cherche après Titine (Io cerco la Titina)
– ma un’accozzaglia di parole senza senso, dalle sonorità prevalentemente
franco-italiane (ma non solo). Qualcuna di queste parole è esistente (i
francesi je e notre, ma anche una spagnola señora e un
inglese spinach pronunciato alla francese), qualcuna è derivata (uno
pseudo italiano spagaletto, da spaghetto), la maggior parte sono
inventate. Una specie di grammelot neolatino, insomma. Trascrivo
dall’enciclopedia che segnò la mia infanzia – Il tesoro del ragazzo italiano,
di Vincenzo Errante e Fernando Palazzi, Torino, UTET, 2a ed., 1954,
nella quale trovai la trama e le prime immagini del film, che avrei visto solo
anni dopo – una parte del testo (lasciando agli autori la responsabilità
dell’ortografia):
È una specie
di lingua universale, ma completamente inutile, perché incomprensibile: il
suono non comunica nulla, la parola è solo un supporto per la musica. Ma
capiamo tutto lo stesso, attraverso l’immagine, grazie alla gestualità
estremamente comunicativa di Charlot, il quale, in questo modo, mantiene il suo
carattere universale.
Charlot canta
per la prima volta; ma sarà anche l’ultima, il suo canto del cigno: in The
Great Dictator (Il grande dittatore, 1940), il primo film
interamente sonoro di Charlie Chaplin, i baffetti più comici del XX secolo
diventeranno la parodia dei baffetti coevi più tragici: quelli di Adolf Hitler.
SITI INTERNET
La citazione completa del testo
di Charles Chaplin si trova al seguente indirizzo:
Trovate il testo originale francese di Je cherche après
Titine, la traduzione in inglese, tentativo di trascrizione della versione
di Charlot e la scena del film al seguente indirizzo:
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