lunedì 18 marzo 2013

CHARLIE CHAPLIN, ovvero JE CHERCHE APRÈS TITINE (IO CERCO LA TITINA)













CHARLIE CHAPLIN

(Sir CHARLES SPENCER CHAPLIN)

(Londra, 16 aprile 1889 – Corsier-sur-Vevey, Svizzera, 25 dicembre 1977)





Nel 1927 esce The Jazz Singer (Il cantante di jazz, regia di Alan Crosland): è il primo film sonoro. In realtà ad essere sonora è solo la parte musicale, cioè le canzoni (due esempi, qui e qui) interpretate dal protagonista del film, il cantante Al Jolson; i personaggi si esprimono ancora con le didascalie del muto. Ma impareranno presto a parlare anche loro.




Il sonoro è una svolta fondamentale nella storia del cinema, ma Charlie Chaplin non la approva:

Io sono stato sempre contrario al “film parlato” e tutto ciò che voi potrete dire contro di esso non eguaglierà mai il mio “silenzio” che di sicuro è più eloquente della mia voce. Poichè se io preferisco una eccellente produzione teatrale ad un buon “film parlato”, considero senz’altro il “film muto” superiore ad ambedue.

Viene mossa questa obiezione: gli attori, durante la loro azione scenica, muovono la bocca, pertanto non c’è alcuna ragione che essi tacciano. Ora il cinema è un’arte plastica che viene espressa essenzialmente attraverso le immagini, invece la ragione d’essere del teatro è la parola. Queste due arti hanno le loro origini ben distinte e differenti l’una dall’altra. Il “film parlato” come ora viene concepito subirà un giorno non molto lontano una crisi di cui le cause principali risiedono nella barriera delle lingue che l’industria stessa si è imposta. La mimica è una lingua compresa in tutto il mondo: una breve didascalia sottolinea l’azione. Questo è tutto. I miei films sono compresi dai cinesi come dagli africani, dai francesi, dai tedeschi. (Charlie Chaplin)

E così il nuovo film di Chaplin, City Lights (Luci della città, 1931), rimarrà sostanzialmente un film muto; ma, negli effetti sonori, Chaplin si toglierà uno sfizio: quello di parodiare con ronzii incomprensibili, nella scena iniziale dell’inaugurazione del monumento, il suono gracchiante delle prime registrazioni del parlato.

Bisognerà aspettare Modern times (Tempi moderni, 1936) perché compaia la parola. Ma, in un mondo dominato dalla macchina e dove l’uomo – sottoposto alla catena di montaggio – è ridotto a macchina, sono le macchine a parlare: lo schermo con altoparlante della fabbrica e il giradischi dell’inventore della ‘macchina per mangiare’ di cui Charlot sarà vittima. Il discorso è autoreferenziale: perché è una macchina quella che permette agli spettatori di ascoltare i suoni; ma avrebbero dovuto dire a Chaplin che questo vale pure per le immagini...



 
Solo nell’ultima parte, finalmente, un uomo parla – anzi canta – ed è proprio Charlot. Ma, quando apre bocca, quello che ne esce non è il testo della canzone che deve interpretare – Je Cherche après Titine (Io cerco la Titina) – ma un’accozzaglia di parole senza senso, dalle sonorità prevalentemente franco-italiane (ma non solo). Qualcuna di queste parole è esistente (i francesi je e notre, ma anche una spagnola señora e un inglese spinach pronunciato alla francese), qualcuna è derivata (uno pseudo italiano spagaletto, da spaghetto), la maggior parte sono inventate. Una specie di grammelot neolatino, insomma. Trascrivo dall’enciclopedia che segnò la mia infanzia – Il tesoro del ragazzo italiano, di Vincenzo Errante e Fernando Palazzi, Torino, UTET, 2a ed., 1954, nella quale trovai la trama e le prime immagini del film, che avrei visto solo anni dopo – una parte del testo (lasciando agli autori la responsabilità dell’ortografia):









È una specie di lingua universale, ma completamente inutile, perché incomprensibile: il suono non comunica nulla, la parola è solo un supporto per la musica. Ma capiamo tutto lo stesso, attraverso l’immagine, grazie alla gestualità estremamente comunicativa di Charlot, il quale, in questo modo, mantiene il suo carattere universale.

Charlot canta per la prima volta; ma sarà anche l’ultima, il suo canto del cigno: in The Great Dictator (Il grande dittatore, 1940), il primo film interamente sonoro di Charlie Chaplin, i baffetti più comici del XX secolo diventeranno la parodia dei baffetti coevi più tragici: quelli di Adolf  Hitler.





SITI INTERNET



La citazione completa del testo di Charles Chaplin si trova al seguente indirizzo:




Trovate il testo originale francese di Je cherche après Titine, la traduzione in inglese, tentativo di trascrizione della versione di Charlot e la scena del film al seguente indirizzo:






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