domenica 28 febbraio 2016

FARE UNA FILASTROCCA – 12



PICCOLA GUIDA PRAGMATICA DELLA FANTASIA
ovvero
COME SONO NATE LE MIE FILASTROCCHE





 

USARE IL RIMARIO
LA CHIOCCIOLA

C’è chi si vergogna di usare il rimario (o di ammetterlo...): sembra che il rimario sia “un trucco” che permette anche ai meno abili di trovare una rima. Ma le rime esistono già, nella lingua italiana, prima che noi le cerchiamo: il rimario ci permette di:

1 – abbreviare i tempi;
2 – avere la certezza di aver considerato tutte le rime possibili.

Più un versificatore acquista esperienza, meno sente il bisogno di ricorrere al rimario, è vero; ma una consultazione, anche a posteriori, del rimario, permette di perfezionare, o arricchire, una composizione.

Ma il rimario può, a volte, diventare anche una fonte di ispirazione, rivelando accostamenti tra parole lontane, accomunate solo dalla rima.

Mi è successo ragionando sulla chiocciola e sulla pellicola trasparente che lascia sul suo cammino: le sequenze, trovate nel rimario,
chiocciola, gocciola
e
canicola, graticola, pellicola
hanno generato questa storia.

LA CHIOCCIOLA

Nella graticola
della canicola
lenta la chiocciola
lucida gocciola
la sua pellicola.

Non è una storia particolarmente interessante, e neanche molto credibile (una chiocciola che esce sotto la canicola è una chiocciola che sta tentando il suicidio), ma le rime sdrucciole – tecnicamente difficili (perché rare) e ritmicamente piacevoli (perché saltellanti) – rendono la filastrocca gradevole.


La chiocciola
fa parte della raccolta
Sarnus editore, aprile 2012.


Se l’argomento ti interessa, puoi leggere anche:

FARE UNA FILASTROCCA – 10
FARE UNA FILASTROCCA – 11
FARE UNA FILASTROCCA – 13


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