lunedì 25 aprile 2016

CARLO VITA ovvero VERSI PER VERSI



(Tratto da Rassegna XXXVIII, n. 4-5, 1961, inserto Tempo libero, pag. VI; selezione di poesie del volume Versi per versi, edizione privata, s. d. ma 1958 o seguenti.)




 CARLO VITA
 pseudonimo di
 VITA CARLO FEDELI
 (Verona, 28 luglio 1925 – vivente)

  
Quand’ero bambino, rovistando fra le carte di mio padre – che faceva il veterinario – mi imbattei in una rivista dei primi anni ’60, Rassegna, che ad articoli di divulgazione scientifica e di informazione medica e veterinaria affiancava la trattazione di argomenti artistici e culturali. E così i pezzi dedicati agli sviluppi futuri dell’uso dell’interferone e alla situazione presente del fallout radioattivo nei nostri cieli si alternavano a strani quadri (Guttuso, Dubuffet, ecc.) e ad architetture modernissime (l’appena costruito Segram Building, la futura torre dell’Expo di Seattle).
Allora non me ne rendevo conto, ma fra i collaboratori comparivano nomi d’eccezione: un giovane Umberto Eco (presentato come un giovane professore di estetica ed esperto di zen, Rassegna XXXIX, n. 5, 1962, inserto Tempo libero, pag. III) commentava le novità teatrali, e non solo; un già affermato Dino Buzzati (che, rifiutando la qualifica di pittore della domenica, si autodefiniva pittore del mercoledì, Rassegna XXXVIII, n. 4-5, 1961, inserto Tempo libero, pag. 61) si occupava, con un certo ironico distacco, di arte moderna.
Proprio in quest’ultimo numero di Rassegna, sempre nell’inserto Tempo libero, a pag. VI, comparivano le poesie di Carlo Vita che avete trovato all’inizio di questo post. Leggendole da ragazzino non potevo cogliere i rimandi scherzosi a poesie famose; mi piacque molto invece la profferta amorosa dell’Otorino appassionato.
Qualche giorno fa, cercando gli articoli di Eco, quelle poesie mi sono ricapitate sotto gli occhi: serendipità. Belle, mi sono detto, sembra Gino Patroni; ma chi è questo Carlo Vita?

A cercare in Internet si trova ben poco: qualche riga in Wikipedia e la voce biografica de Il Canneto Editore; se si ha fortuna si scopre, nel sito di academia.edu, un articolo di Massimo Bacigalupo. Scopriamo che, giornalista passato poi alla comunicazione aziendale, si è occupato, nel tempo libero, di amabili fanfaluche (parole sue): libri di versi (scherzosi o seri), dipinti incisioni e illustrazioni, oltre a una biografia del padre, primo sindaco della Verona nel dopoguerra.
Si tratta prevalentemente di edizioni private, stampate in poche copie per gli amici, quasi tutte pubblicate dopo i settant’anni: uno scrittore semisconosciuto, dunque.

Il libro più interessante, dal mio personalissimo punto di vista è proprio quel Versi per versi antologizzato in Rassegna, così presentato dall’autore:

Questi versi sono stati composti nella primavera del ’58 in bagno e sul lavoro, non essendosi ancora dischiuse all’autore – a quel momento estraneo all’industria – le meraviglie del tempo libero.

È un’edizione privata: tanto privata che l’autore non è indicato in copertina né col vero nome, né col nome d’arte, ma col soprannome con cui lo chiamavano gli amici: Popi.
La copia in mio possesso reca la seguente dedica:

A Normanna
e Vasco
con affetto
l’autore

L’autore! Invece di firmare col suo nome, scrive l’autore! Mi ritrovo con un libro con dedica autografa senza autografo: si possono immaginare dei versi più perversi (tuttoattaccato)? 

Ma c’è anche una dedica a stampa, rivelatrice:

A Gino P.
tornato da La Spezia

Dove Gino P. sta a indicare senza dubbio Gino Patroni: l’affinità con le sue poesie è evidente. (Per leggere i miei post su Gino Patroni clicca qui, qui, e qui.)
Come in Patroni troviamo una poesia che parodizza la poesia ermetica, estremizzandone la frammentazione in versi irregolari, che diventano estremamente brevi; e come in Patroni troviamo un uso parco della rima.
Come in Patroni troviamo giochi di parole, anche se Vita non ne fa l’uso ossessivo e insistito di Patroni:

DRAMMA AL CIRCO

L’uomo serpente
è morto
in giornata
vittima
della sua
ambizione
snodata.


ONORIFICENZA

Al cavalier
Rapetti
(Ufficio Quarto)
colpito
da infarto
daranno
(giusto onore)
la medaglia
al malore.

Come in Patroni troviamo doppi sensi: un esempio è ODIO IL POMPIERE, citato all’inizio di questo post. Eccone altri:

SOCIALITÀ

Da oggi
cari operai
(anzi,
miei figli!)
voglio farvi
partecipi
di utili
consigli.


PRECOCITA’

Di buon’ora
si leva
la donzella
camicia
e sottanella.

Come in Patroni, troviamo la tecnica dell’annuncio: in Patroni è il finto titolo di giornale, in Vita è il finto annuncio economico; un esempio è quello del ragioniere, citato alla voce ANNUNCI ECONOMICI all’inizio di questo post. Eccone un altro:

Vedova
bella
presenza
cederebbe
anche
subito
a dolce
violenza.

Come in Patroni troviamo la citazione di versi celebri e l’uso della tecnica umoristica dell’abbassamento del tono; un paio di esempi, citati all’inizio di questo post, sono:

DOPO L’EPOPEA

Riferimento: Luigi Mercantini, La spigolatrice di Sapri, 1857.

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti.
[…]


SVENTOLE A TINDARI
Riferimento: Salvatore Quasimodo, Vento a Tindari, in Acque e terre (1930).

Tindari, mite ti so
[…]


Ecco altri esempi:

MANZONIANA

Soffermati
sull’arida
sponda
guardiamo
una bionda.

Riferimento: Alessandro Manzoni, Marzo 1821, 1821, ode pubblicata nel 1848.

Soffermati sull’arida sponda
Vòlti i guardi al varcato Ticino,
Tutti assorti nel novo destino,
Certi in cor dell’antica virtù,
Han giurato: non fia che quest’onda
Scorra più tra due rive straniere;
Non fia loco ove sorgan barriere
Tra l’Italia e l’Italia, mai più!

[…]


LA CASA DEI DOGANIERI

Tu
non ricordi
la casa
dei doganieri.
Tu
non ricordi
perché
non c’eri.

Riferimento: Eugenio Montale, La casa dei doganieri, dalla raccolta di poesie La casa dei doganieri e altri versi (1932), poi confluita in Le occasioni (1939).

Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.

[...]

(Si noti il ruolo fondamentale della rima, che conferisce un carattere di necessità alla chiusa inaspettata.)

Come in Patroni, l’abbassamento può essere ottenuto non solo completando, ma anche modificando un verso celebre (ricordiamo la parodia di Patroni del verso di Quasimodo Ed è subito sera: Ed è subito pera). Ecco un caso in cui l’abbassamento va oltre l’umorismo, diventando evocazione di un dramma collettivo:

PENSIERO DI GUERRA

Verrà
la morte
e avrà
i pidocchi.

Riferimento: Cesare Pavese, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, poesia pubblicata postuma, 1951.
Il procedimento vale naturalmente anche per episodi e frasi famose, che Vita non cita, ma sottintende:

VAE VICTIS

Brenno
gettò
sul piatto
della dura
bilancia
la sua spada
e disse: 
– Me la incarti –.

Riferimento: Brenno, capo dei Galli che sconfissero nel 390 a. C. i Romani, alle loro proteste perché venivano usati pesi falsi per misurare l’oro del riscatto, gettò la sua spada sulla bilancia, nel piatto dei pesi, gridando: “Vae victis!” (“Guai ai vincitori!”).
 

COMPLIMENTI


Dopo
di lei
prego, 
Diluvio. 

Riferimento: Après nous, le déluge (= dopo di noi, il diluvio), frase attribuita a Madame de Pompadour, amante di luigi XVI.

Come in Patroni, troviamo talvolta l’abbandono al puro divertimento, al nonsense:

CAMPAGNA DI RUSSIA
Napoleone,
Napoleone,
hai tanto freddo
senza maglione?


S.O.S.

Mi
si
è
rotto
il
pache-
botto!


RICORDI D’INFANZIA

L’albero
che spalanca
le sue finestre
verdi
sul cortile
mi ricorda
la mia
casa infantile
Ma è solo
una strana
illusione
perché
la mia
casa lontana
aveva
finestre marrone.

(La poesia consta di due sole frasi: si noti come l’accatastamento delle parole in versi brevissimi – in luogo della lineare esposizione in prosa – ne frammenti la lettura, prolungando l’attesa e posticipando la sorpresa finale.)
L’esito può essere straniante e poetico:

PAESAGGIO ITALIANO

Una vecchia
città
sdraiata
sul sofà.

Come in Patroni, non mancano momenti di amarezza:

O ROMA O MORTE 

Ed or
che spalancate
son tutte
le tue porte
penso
che forse meglio
era sceglier
la morte.


AUTUNNO

Ricadono le colpe dei padri
lentamente sulle colpe dei figli
e le colpe dei figli
sulle colpe dei padri
e delle madri
nelle sere autunnali.
Ricadono lentamente le colpe
da tutte le parti
con le loro stanche ali
ed io voglio dirti,
ragazzo che ti meravigli,
che questo accade
dentro e fuori dei caffè
semplicemente perché
noi siamo tutti figli,
padri e madri
di poveri ladri.

Ma in Vita troviamo anche momenti poetici più sereni; si veda IL MARE, che nel libro è collocato subito dopo LA CONCHIGLIA:

LA CONCHIGLIA

Questa conchiglia
sul mio tavolino
è un omaggio.
Dentro si sente
il bollettino
per le navi
di piccolo
cabotaggio.


IL MARE

Se sai
ascoltare
anche
in una scarpa
si sente
il mare.


Ma se c’è questa straordinaria affinità fra i due poeti-umoristi, perché Patroni ha continuato per tutta la vita a produrre questo genere di poesia e Vita invece ha smesso subito? Versi per versi rappresenta infatti un unicum nella produzione di Carlo Vita (per quello che ne so: non ho potuto consultare Hai q?, 2003, Figure, probabilmente, 2005 e Illusioni ottime, 2006).
Forse a inaridire questa vena fu il passaggio all’industria, che gli dischiuse le meraviglie del tempo libero. E la poesia, si sa, si scrive a tempo perso, non nel tempo libero. (O si scrive quando il tempo libero è tanto: e infatti quasi tutti i libri di Carlo Vita sono stati pubblicati in tarda età, dopo la pensione.)
O forse fu colpa dei bagni: nell’industria, chissà, erano meno accoglienti (o sempre occupati).


LETTURE CONSIGLIATE

Io vi consiglierei il primo libro, Versi per versi; ma, ahimè, è introvabile: l’unica copia reperibile su Internet l’ho acquistata io. Se lo trovate in qualche mercatino o in qualche libreria antiquaria, non fatevelo sfuggire.

SITI INTERNET
Pagina di Wikipedia dedicata a Carlo Vita.

http://www.cannetoeditore.it/autore/carlo-vita/ 
Articolo di Massimo Bacigalupo su Carlo Vita, con alcuni inediti. Se seguite la procedura di iscrizione ad academia.edu potete scaricare l’articolo (in formato Pdf) e leggerlo.
 

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