(Dal Corriere dei
Ragazzi)
(Da Lupo Alberto o
Cattivik)
ALFREDO CASTELLI
(Milano, 26 giugno
1947 – vivente)
(da Wikipedia,
caricamento originale: Castellin)
In casa eravamo due fratelli e
quattro sorelle: il giornalino a cui eravamo abbonati, e che ci contendevamo
quando arrivava, era il Corriere dei Piccoli,
diventato nel 1972, in seguito a un referendum fra i lettori, Corriere dei Ragazzi. A distanza di
decenni, uno dei miei ricordi più nitidi di quel giornalino sono i fumetti
dell’Omino bufo. Fatto paradossale,
perché si trattava del fumetto più programmaticamente disegnato male di tutto
il giornale, e, soprattutto, caratterizzato da un umorismo spudoratamente basato
su giochi di parole tremendi, di una stupidità insuperabile.
Ricordo perfettamente la prima
gag a colori che vi venne pubblicata (CdR n. 14, 1972): un omino definito buffo (ma avrebbe perso presto la doppia
F) che scivolava su una buccia di banana; commento: Ah, ah, ah! Che ridere! Il tutto era preceduto dalla seguente
didascalia:
SIAMO SPIACENTI DI COMMUͶICARE CHE I DISEGNATTORI E GLI SEͶEGGIATTORI
DI TILT SONO IN SIOPERO, PERCIÒ LA RUBBRICA È STATA AFIDATA A DEI PITORI CHE
DIƧEGNAVANO SANTINI SUI MARCIAPPIEDI . (In seguito i generici “pitori” da
quattro soldi si unificarono nella figura dello sciagurato “Pitore di Santini”;
erano altri tempi: oggi i madonnari sono tecnicamente bravissimi.)
Il creatore era Alfredo Castelli
(che in seguito avrebbe ideato e sceneggiato, fra l’altro, Martin Mystère), che racconta così la nascita della prima striscia:
Controllando la ciano del settimanale, mi
ero reso conto che era scomparso il logo della pagina delle vignette.
L’impaginazione elettronica era al di là da venire: anziché di file si faceva
uso di pellicole; quando se ne perdeva una, come in quel caso, occorreva
rifarla con grande perdita di tempo, e c’era fretta. Nacque così la prima strissia comica: un omino dalla risata esagerata
presentava un messicano che invitava al silenzio indicando una noce, soggiungendo:
El silensio della noce!
L’unica differenza con la battuta di Vianello da cui la gag era stata
copiata era l’ultima vignetta con la frase “Che ridere, che ridere!”
pronunciata da un omino che sghignazzava sgangheratamente. La vignetta in
questione aveva lo scopo di allungare il disegno portandolo alla misura
necessaria, ma schiere di sociologi […] – soggiunge scherzando Castelli
nella sua semiseria rievocazione del personaggio – sostennero che essa aveva un ruolo demitizzante, in quanto ironizzava
metafumettisticamente sulla stupidità della battuta stessa; insomma, una sorta
di “doppia lettura”, la prima immediata e la seconda più critica. In ogni caso
la vicenda era destinata a rimanere senza seguito, e invece, subito dopo la
pubblicazione, cominciarono a giungere decine lettere di lettori che
proponevano nuove strisce di loro invenzione.
E così il personaggio dell’ Omino
bufo continuerà a comparire nel Corriere
dei Ragazzi fino al 1975, trasferendosi poi a Lupo Alberto (1984) e a Cattivik
(1992). Nel 1993 Castelli, dopo 52 strisce,
passerà il testimone a Francesco Artibani, che ne realizzerà altre 601.
Perché fa ridere l’Omino bufo?
L’osservazione di Castelli sul
doppio livello di lettura è pertinente: noi leggiamo l’Omino, che legge la
striscia. Questo introduce un elemento di distanza: è l’Omino a ridere della
battuta, non noi, che siamo troppo intelligenti per farlo; noi ridiamo della sua
stupidità. Il che è senz’altro vero, ma spiega solo in parte l’effetto comico
delle strisce e il loro successo. Ci dev’essere dell’altro.
Il funzionamento dell’umorismo,
come pure dell’opera d’arte e della scoperta scientifica, è basato su quello
che Edward De Bono chiama pensiero laterale: il risultato del processo creativo
non è ricavabile meccanicamente dalle premesse, con un algoritmo; però, a
posteriori, appare il più logico e coerente. Logico, ma imprevedibile. La
differenza dell’umorismo rispetto alle altre forme creative sta nel fatto che
la sua logica funziona, ma solo apparentemente, perché porta a conclusioni
– paradossali:
“Scusi, perché
ha un cetriolo nell’orecchio?”
“Parli forte!
Non vede che ho un cetriolo nell’orecchio?”
– o fallaci:
“Mia moglie si
crede una gallina.”
“La faccia
curare.”
“Bravo, e poi chi mi fa le uova?”
– o basate su un equivoco:
Due
carabinieri, salendo lo Stelvio, leggono il cartello Qui comincia la neve perenne; allora uno fa all’altro: “Appuntato,
pure a Caltanissetta la neve comincia per N!”)
– o sproporzionate e
inutilizzabili:
“Ho la casa
invasa dai topi e non riesco a liberarmene: tornano sempre”
“Avevo anch’io
lo stesso problema, ma l’ho risolto definitivamente.”
“E come hai fatto?”
“E come hai fatto?”
“Ho dato fuoco
alla casa.”
Nelle strisce dell’Omino bufo è proprio
l’imprevedibilità a far funzionare la battuta finale che, presa da sola,
sarebbe (come minimo) fiacca (e che, nel contesto, appare perfettamente logica).
A questo si aggiunge:
– la sproporzione fra lo sforzo
di inventare e disegnare una storia solo per giustificare un gioco di parole
altrimenti impresentabile o addirittura inutilizzabile;
– la curiosità masochistica del
lettore ansioso di constatare a quali abissi di stupidità lo porterà il
fumettista.
E, certo, la nota patetica
dell’omino che cerca ingenuamente di potenziare l’effetto comico informandoci
che si tratta di qualcosa di molto bufo,
non è ininfluente –anzi! – sull’effetto finale.
Rendere utilizzabili le battute
che chiunque altro avrebbe cestinato per la loro stupidità, farci ridere senza
vergogna delle battute più insulse: questo è riuscito a fare Alfredo Castelli: chapeau.
SITI INTERNET
Pagina di Wikipedia
dedicata all’Omino bufo.
Pagina di Wikipedia
dedicata ad Alfredo Castelli.
Pagina di Biografieonline
dedicata ad Alfredo Castelli.
Pagina di Wikipedia
dedicata al Corriere dei Piccoli.
LETTURE CONSIGLIATE
Se siete arrivati fin qui in fondo senza storcere il naso,
vi consiglio i seguenti testi (da cui ho ricavato le notizie sull’Omino bufo e
le citazioni di Alfredo Castelli):
– Alfredo Castelli, Francesco Artibani, L’OMINO BUFO! . L’INTEGRALE. AL PAGGIO NON C’È MAI FINE. Le strip di
Castelli a Artibani pubblicate su Lupo Alberto e Cattivik dal 1984 al 2001
– Strisce 1/378, Modena, Panini Comics, 2013.
Contiene anche la prima striscia e la prima tavola a colori
del Corriere dei Ragazzi.
– Alfredo Castelli, Francesco Artibani, L’OMINO BUFO! . L’INTEGRALE. AL PAGGIO NON C’È MAI FINE. Le strip di
Castelli a Artibani pubblicate su Lupo Alberto e Cattivik dal 1984 al 2001
– Volume 2. Strisce 379/653, Modena, Panini Comics, 2013.
Contiene anche 38 strisce dal Corriere dei ragazzi 1972-1973 (non 39 come dichiarato, perché una,
per errore, è ripetuta due volte).
In realtà non si tratta di una vera integrale, perché le 38
strisce del Corriere dei Ragazzi sono
solo una parte di quelle a suo tempo pubblicate: manca per esempio la striscia
colori su Dracula e le mente, che ricordo bene. Tale striscia fu rifatta poi in
seguito in bianco e nero per Lupo Alberto
o Cattivik, come pure fu rifatta
quella del silensio della noce.
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L'Omino Bufo, così mia sorella ed io chiamavamo scherzosamente nostro padre per il suo umorismo del non senso.
RispondiElimina-Lui:"Cosa leggi?" -Mia sorella: "Delle barzellette" -Lui "Ma allora se le leggi sono delle barzescritte" -Ancora mia sorella: "Già, ma adesso che le ho lette sono delle barzellette"... Che bufo che bufo! Poche ore lui dopo lui morì. Mi piace pensare che questa sua ironia malgrado la consapevolezza dell'inevitabile sia stato una sorta di lascito filosofico che da pensatore libero ed acuto quale era ci ha donato.
Grazie della testimonianza!
EliminaDove è apparsa la prima striscia de L'OMINO BUFO " El silenzio della noce " ?
RispondiEliminaNel "Corriere dei Ragazzi", 1972, disegnata da Alfredo Castelli. La data precisa non viene indicata nell'antologia citata nelle LETTURE CONSIGLIATE.
EliminaHo sempre trovato molto bufisimo l'omino bufo. Livelli di scemenza che solo una persona intelligente può raggiungere
RispondiEliminaPenso proprio di sì.
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