A commentare i canti di Dante si sono messi in tanti; a commentare le canzoni dello Zecchino d’Oro non si è messo nessuno: tranquilli, ci penso io.
Oggi tocca a: LA FAVOLA DELLA GATTA MIAGOLA
testo: Fiorenzo Fiorentini – Musica: Mario Pagano
Cantata da: Elisabetta Bambini, Ivana Benedetti e Antonella Fazio
6° Zecchino d’Oro, 1964.
Solista:
Un giorno una trottola
mi raccontò una favola,
girando, girando,
dicendomi così:
Coro:
Io so la favola
della gatta Miàgola
della Circuìta:
vuoi che te la dica?
Sì!
Solista:
Se tu dicevi “no”,
io ti avrei raccontato
Coro:
la favola
della gatta Miàgola
della Circuìta
vuoi che te la dica?
No!
Solista:
Se tu dicevi “sì”,
invece hai detto “no”,
io ti avrei raccontato
Coro:
la favola
della gatta Miàgola
della Circuìta:
vuoi che te la dica?
Sì!
Solista:
Adesso hai detto “sì”:
se avessi detto “no”,
invece hai detto “sì”,
io ti avrei raccontato
Coro:
la favola
della gatta Miàgola
della Circuìta:
vuoi che te la dica?
È questa, signori la vita:
una favola bella e infinita.
Se dovrai dire “sì”,
se dovrai dire “no”,
imparerai
ma da me non lo saprai
mai, mai.
Solista:
Io so quella favola
che sempre mi raccontano
le trottole che girano,
girando mi raccontano
Coro:
la favola
della gatta Miàgola
della Circuìta:
vuoi che te la dica?
Vuoi che te la dica?
Forse la dirò!
Forse la dirò!
Sì! No!
Sì o No!
(Ascolta la versione registrata cliccando qui.)
La favola della gatta Miagola: c’è qualcuno di voi che se la ricorda? Pochi, temo. Eppure, per quel che mi riguarda, da bambino mi impressionò molto:
1 –Che voleva dire “gatta miagola”? Una gatta che ha per nome la terza persona di un indicativo presente? Perché non “gatta che miagola” (se è un verbo) o “gatta Miagolina/Miagolona (se è un nome)?
2 – Cos’era quella misteriosa “Circuìta”? Sapevo del circuito di Monza, e forse anche del corto circuito... (Non ancora di femmine circuite!).
3 – Ma soprattutto: che senso aveva quel tira e molla fra il “sì” e il “no”? Nessuno!
Infatti: quel tira e molla non ha senso; ma non è un’invenzione di Fiorenzo Fiorentini: è uno schema circolare, tipico di alcune filastrocche popolari. Ecco un paio di esempi particolarmente attinenti:
La novella dello stento
che dura tanto tempo
la vuoi sentì?
sì
non si dice sì alla novella dello stento
che dura tanto tempo
la vuoi sentì?
no
non si dice no
alla novella dello stento
che dura tanto tempo
la vuoi sentì?
(Firenze)
(da: Gandini, Lella (a cura di), Ambarabà, Milano, Emme Edizioni, 1979)
La fola de l’oca
l’è bèla s’ l’è poca
dzì v’ l’òj da contar?
sì
sti miga dir ’d sì
perché la fola de l’oca
s’ l’è longa l’è siòca
saltèmmla ne v’ par?
no
sti miga dir ’d no
perché se de l’oca
l’è bela bombén
v’ la digghja putén?
sì
sti miga dir ’d sì.
(Parma)
(da: Gandini, Lella (a cura di), Ambarabà, Milano, Emme Edizioni, 1979)
Ed è proprio lo schema circolare che fornisce l’idea dell’incipit, con la trottola che finge di voler narrare. La frustrazione dell’ascoltatore, invece, suggerisce la morale finale sulla vita, intessuta di prove e di errori.
Per il corpo della canzone il romano Fiorenzo Fiorentini invece non ha dovuto inventare proprio niente: gli è bastato riprendere, quasi pari pari, un tormentone delle sue parti:
LA GATTA MÀVOLA
– Questa è la favola de la gatta màvola de la circuita: volete che vve la dica?
– Sì.
– Nun se dice de sì; perchè questa è la favola de la gatta màvola de la circuita... volete che vve la dica?
– No.
– Nun se dice de no; perchè la favola de la gatta màvola de la circuita... volete che vve la dica?
– Come ve pare.
– Nun se dice come ve pare ; perchè la favola de la gatta màvola de la circuita... volete che vve la dica?
– Ma perdi er fiato.
– Nun se dice perdi er fiato ; perchè la favola de la gatta màvola de la circuita... volete che vve la dica?
– Nun ce scocciate.
– Nun se dice nun ce scocciate: perchè la favola de la gatta màvola de la circuita... volete che vve la dica?
– ecc. ecc.
Questi scherzi sono scappatoie che si mettono in uso, parecchie volte, allorché dà noia il raccontare la favola. Alla fine, seguita la solita storia.
(Giggi Zanazzo, Novelle, Favole e Leggende romanesche, Torino-Roma, Società Tipograficoeditrice Nazionale Già Roux e Viarengo, 1907)
(Ricavo questa citazione dal blog (clic) di Valerio Sampieri, che ringrazio.)
Si tratta dunque di un nonsense popolare, dove le parole sono accostate più per esigenza di rima (favola / màvola) o assonanza (circuita / dica) che di significato, il che giustifica le stranezze lessicali. Ma a me qualche dubbio rimane:
1 – Da nordico chiedo aiuto a quelli fra voi, miei diletti, che sono di Roma: “màvola” significa “miagola”? Sembrerebbe di no (non trovo niente in Internet). È allora una parola inventata, che Fiorentini sceglie di normalizzare in “miagola”?
2 – Ma soprattutto fatemi sapere, vi scongiuro: cos’è questa benedetta “circuìta”?
SITI INTERNET:
http://it.wikipedia.org/wiki/Zecchino_d%27Oro
Pagina di Wikipedia sullo Zecchino d’Oro.
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Mi sto scervellando anch'io con questa benedetta circuita e speravo di trovare una risposta...
RispondiEliminaLa cultura orale affonda le sue radici in un passato più remoto di quello che di solito si pensa; ma è appunto la sua natura orale che rende difficile sondare questo passato.
EliminaIo credo che circuita sia parte del senso circolare del testo, la gatta miagola e gira in tondo come la trottale, in questo senso circuisce.
RispondiEliminaE' un'ipotesi interessante.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
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