martedì 16 giugno 2020

E NON STA BENE ovvero PISANO-CIOFFI, IL PRODOTTO DEL BINOMIO



E NON STA BENE
Testo: Gigi Pisano – Musica: Giuseppe Cioffi
(1950)

(Ascolta la versione di Nino Taranto, cliccando qui)

(Ascolta e guarda le versioni – le prime due discografiche e la terza teatrale –  di Vittorio Marsiglia, da quella più cantata a quella più recitata, cliccando qui, qui e qui)

(Ascolta e guarda due versioni di Oscar Di Maio, cliccando qui e qui)


Bella,
cu ll'uocchie belle,
cu 'a faccia bella, na stella si'.
Tu, cu sti ppónte 'e stelle,
mi pungi il cuore, mi fai morí.
Avevam' 'a spusá p' 'a fin' 'o mese,
ma tu dicesti: "Mo tengo da fare,
lo sai che a Roccaraso(1) devo andare.
Io só' nata pe' sciá,
che m'importa di sposá?"
 
Bella,
con gli occhi belli,
con la faccia bella, una stella sei.
Tu, con queste punte di stelle,
mi pungi il cuore, mi fai morire
Ci dovevamo sposare per la fine del mese,
ma tu dicesti: "Ora ho da fare,
Lo sai che a Roccaraso(1) devo andare.
Io sono nata per sciare,
che m'importa di sposarmi?"
 
E non sta bene.
Sei una vigliacca Marí',
mi spacchi il cuore,
ma fai cilecca Marí'.
 
E non sta bene.
Sei una vigliacca Maria,
mi spacchi il cuore,
ma fai cilecca Maria.
 
Io nun te faccio ascí,
te scasso 'e sci,
te scasso 'e sci.
 
Io non ti faccio uscire,
ti rompo gli sci,
ti rompo gli sci.
 
Se tu resti con me,
te compro 'e sciù,(2)
te compro 'e sciù.
 
Se resti con me,
ti compro gli sciù,(2)
ti compro gli sciù.
 
Si po' truove scé-scé,
povera a te,
povera a te.
 
Se poi litighi,
povera te,
povera te.
 
Io te scasso 'e sci,
nun te compro 'e sciù,
e del tuo scé-scé,
io me ne freghé.
Nfré.
 
Io ti rompo gli sci
non ti compro gli sciù,
e della tua lite,
io me ne frego.
Nfré.
 
Pe' na sciata tu te pierde a me?
Io mme ne trovo n'ata meglio 'e te.
Ti assicuro, sí,
che se vai lassù,
certamente non ti sposo più.
Nfrù.
 
Per una sciata tu perdi me?
Io ne trovo un'altra meglio di te.
Ti assicuro, sì,
che se vai lassù,
certamente non ti sposo più.
Nfrù.
 
Bocca,
che bella bocca
che tieni in bocca.
Ma che ne fo'
quando cu 'a stessa bocca
che tieni in bocca,
mi hai detto no?
Mi fai parlare solo come un pazzo.
Tu preferisce 'a neve e no stu core
che batte, pulsa e palpita d'amore.
Vuoi partire pe' sciá
e mi resti solo qua?
 
Bocca,
che bella bocca
che hai in bocca.
Ma cosa me ne frega
se con la stessa bocca
che hai in bocca,
mi hai detto no?
Mi fai parlare da solo come un pazzo.
Tu preferisci la neve e non questo cuore
che batte, pulsa e palpita d'amore.
Vuoi partire per sciare?
E mi lasci qua da solo?
 
E non sta bene.
………………….
 
E non sta bene.
………………….
 
Chiagne?
Ma pecché chiagne?
Nèh, chella chiagne,
che chiagne a fá?
Questo non mi stupisce,
mi intenerisci pe' ghí a sciá.
T'hê miso 'o cuppulone e 'e pantalone,
'e scarpe chiene 'e chiuove
e 'a sciarpa 'e lana.
La donna che ripudia la sottana,
non è donna, sai cos'è?
E' una… pápera, quest'è.
 
Piangi?
Ma perchè piangi?
Nèh, quella piange,
che piange a fare?
Questo non mi stupisce,
mi intenerisci per andare a sciare.
Hai messo il cappello e i pantaloni,
le scarpe piene di chiodi
e la sciarpa di lana.
La donna che ripudia la sottana,
non è donna, sai cos'è?
E' una… papera, questo è.
 
E non sta bene.
………………….
E non sta bene.
………………….

Testo e traduzione reperiti in:
http://www.napoligrafia.it/musica/testi/eNonStaBene.htm

1 - Si po’ truove scé-scé: io tradurrei “Se poi trovi scuse, pretesti, cavilli (per non fare una cosa, o per litigare). Deriverebbe dal francese chercher (cercare), ma come abbia assunto il significato attuale non appare del tutto chiaro (l’aneddoto del soldato francese che cerca informazioni e viene mal compreso, scambiando il suo chercher con l’oggetto non ben identificato della ricerca, mi sembra poco convincente).
2 - Sciù deriva dal francese chou, che significa “cavolo”, ma anche “bignè”.

 


EGIDIO PISANO detto GIGI, (Napoli, 1889 – Napoli, 1973)
 (il secondo alla vostra sinistra, con la cravatta chiara)

GIUSEPPE CIOFFI (Napoli, 1901 – Napoli, 1976)
(il primo alla vostra destra, col papillon)

Fra di loro: NINO TARANTO








La figura comica e patetica dell’innamorato preso per il naso dalla fidanzata, che cerca di darsi un tono autorevole e imperioso (te scasso ’e sci), ma che poi tradisce la sua insicurezza, passando alle blandizie (te compro ’e sciù), figura presentata nella canzone E non sta bene, rappresenta uno dei più tipici e noti esempi della macchietta napoletana.

La macchietta è un genere comico-musicale sviluppatosi a Napoli, a partire dalla fine dell’Ottocento. Suo creatore fu il paroliere Ferdinando Russo (1866-1927), che chiamò come interprete Nicola Maldacea (1870-1945). La prima macchietta fu L’elegante, su testo di Ferdinando Russo e musica di Vincenzo Valente, composta, secondo Maldacea, nell’ottobre o novembre 1891.

La macchietta era caratterizzata da tre elementi, che la distinguevano dalla canzone napoletana classica:
– stile musicale: non era una canzone appassionata, ma una canzonetta appena cantata e un po’ sussurrata (F. Russo);
– carattere: doveva delineare tipi, non sospirare d’amore (F. Russo); ne derivava che la musica non si rifaceva alla romanza, ma alla musica di danza e di intrattenimento;
– rappresentazione: questi tipi, curiosi, comici, o grotteschi, dovevano essere scrupolosamente interpretati (F. Russo) dal punto di vista drammaturgico, ricorrendo anche ad un abbigliamento adeguato.
Questo aspetto drammaturgico veniva particolarmente accentuato dal maggiore interprete di questa prima stagione della macchietta, Maldacea:
Più che un vero canzonettista, io ero un attore che cantava, e alla mia qualità di attore tenevo tantissimo. 
Invece di cantare, invece di accentuare il motivo, consideravo la musica un accompagnamento alle parole, un commento, e mi preoccupavo di dire, colorire, rendendo il ‘tipo’ il meglio che potessi. (N. Maldacea).

Dopo un periodo di decadenza, in seguito alla chiusura del Salone Margherita nel 1911, la macchietta conosce una seconda grande stagione con la nascita, nel 1927, del sodalizio fra Gigi Pisano e Giuseppe Cioffi, un sodalizio talmente celebre da essere chiamato, anche nei manifesti, semplicamente “il Binomio”. Ad essi va affiancato Nino Taranto, il migliore dei loro interpreti.
Nella loro produzione il rapporto fra musica e recitazione diventa più equilibrato e gli aspetti caricaturali si attenuano: non si tratta più di sketch musicali, ma di canzoni vere e proprie, che vengono cantate da tutti e che entrano anche nel repertorio dei posteggiatori. I testi di rado sono esclusivamente in napoletano: di solito si tratta di una mescolanza di italiano e napoletano, che riserva a quest’ultimo gli aspetti meno formalizzati e più spontanei del discorso, creando un rapporto di complicità col pubblico locale.

Nei suoi testi Pisano ama far ricorso alle assonanze. In Non sta bene le assonanze compaiono nel ritornello e si basano sul suono SC:

Io nun te faccio ascí,
te scasso ’e sci,
te scasso ’e sci.

Se tu resti con me,
te compro ’e sciù,
te compro ’e sciù.

Si po’ truove scé-scé,
povera a te,
povera a te.

Tipico della macchietta è il ricorso alle allusioni e ai doppi sensi osceni.
Un procedimento usato da Pisano è quello di suggerire un termine osceno o volgare, mediante l’attrazione della rima.

In Mazza, Pezza e Pizzo… (1936) tutto il testo è giocato ossessivamente sulle parole dalle doppia Z: Mazza, Pezza, sollazzo, Pizzo, Milazzo, pazzo, carezze, ebrezza, Cozzi, Terlizzi, singhiozza, Arezzo, Rizzo, Varazze. Ci sono tutte… o quasi, perché delle parole in –azzo manca proprio quella che sarebbe la più ovvia, se non fosse la più censurabile. Un’imprecazione che aleggia nell’aria, ma che ovviamente non arriverà mai… a meno che l’interprete non incespichi con la lingua mentre nomina il signor Cozzi pazzo, invertendo un paio di vocali o di consonanti.

In Quagliarulo se ne va (1938) le assonanze girano attorno al nome della fedifraga Pamèla: sole, sale, vale, tale, vela, Cile, vile, criminale. Ma il sale della canzone sta nel cognome del povero protagonista, che se ne va, ma dove? Lui dice in Cile ma sarà vero? La rima in –ulo suggerisce tutt’altro (ma non chiedetelo a me!).

Ed ecco un paio di esempi, tratti proprio da E non sta bene. Ormai siamo nel 1950 e le allusioni si fanno più esplicite.

Mi fai parlare solo come un pazzo.
Tu preferisce ’a neve e no stu c…
(esitazione dell’interprete: gli stava scappando la classica – e innominabile – rima in –azzo? Falso allarme:)
core
(che comunque rima, ma col verso successivo:)
che batte, pulsa e palpita d’amore.

(Si noti per inciso che, nella versione meno recente della canzone, Vittorio Marsiglia si (auto?)censura, sostituendo pazzo con matto, eliminando così l’allusione.)

La donna che ripudia la sottana,
non è donna, sai cos’è?
È una p… (nuova esitazione: gli stava scappando un epiteto irripetibile, che finisce con –ttana? Di nuovo un falso allarme:)
pápera,
(e la rima? Arriva, arriva, ma col verso intermedio:)
quest’è.

Questo è un blog dedicato alle parole, ma in questo caso stiamo parlando di canzoni, dove il testo si lega inscindibilmente alla musica. E cosa sarebbero i testi di Pisano senza le invenzioni musicali di Cioffi, senza il suo brio, i suoi ritmi, le sue sottolineature comiche? I ritmi sono quelli dei balli: per la storia comicamente tragica di Agata! il ritmo è quello del tango, per esempio. Ma il ritmo preferito da Cioffi, per il suo carattere allegro vivace, è quello della polka, ed è questo il caso di E non sta bene.

Scusa, Giuseppe, mi stavo dimenticando di te. E non sta bene.



LETTURE CONSIGLIATE
Questo post si basa sullo studio:
Massimo Privitera, “Carlo Mazza, Quagliarulo e soci” Le macchiette di Pisano e Cioffi, incluso in Studi sulla canzone napoletana classica, a cura di Enrico Careri e Pasquale Scialò, Libreria musicale italiana, 2008.
Potete acquistare lo studio di Privitera in formato Pdf, al prezzo di 10 euro, cliccando qui,
oppure ottenerlo gratis tramite academia.edu (previa iscrizione), cliccando qui.

SITI INTERNET
Biografia di Gigi Pisano, cliccando qui.
Biografia di Giuseppe Cioffi, cliccando qui.


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