giovedì 29 novembre 2012

ALESSANDRO MANZONI & CO. ovvero I PROMESSII SPOSII – 2


Di chi sono gli incipit dei Promessi sposi pubblicati nel post precedente? Ecco le soluzioni:

 

I          Alessandro Manzoni, Fermo e Lucia

II         Alessandro Manzoni, I promessi sposi, edizione 1827

III        Alessandro Manzoni, I promessi sposi, edizione 1840

IV       Carlo Cetti, Rifacimento dei Promessi sposi, 1965
V        Guido da Verona, I promessi sposi,1929
VI        Piero Chiara, I promessi sposi, 1971

E il raccontino numero VII? Beh, quello – perdonatemi, ma non ho saputo resistere – l’ho scritto io, ispirandomi a La quercia del tasso di Achille Campanile.

Ma quello che vi ho dato è un quadro tutt’altro che completo: la produzione letteraria incentrata sul romanzo di Manzoni è molto più ampia. Approfondendo la ricerca troviamo:

un testo teatrale:
I promessi sposi alla prova, di Giovanni Testori;

due opere liriche:
I promessi sposi, libretto di Antonio Ghislanzoni, musica di Errico Petrella, 1869,
I promessi sposi, libretto di Emilio Praga e altri, musica di Amilcare Ponchielli, 1869;

poemi in italiano:
I promessi sposi in poesia vernacola pratese, di Giuseppe Paolini, Baccio Bacci ed, 1923,
I promessi sposi in terza rima (poema in dodici canti), in Guida di Lecco: Itinerario dei luoghi manzoniani, Lecco, 1968;

Non basta: perché c’è chi ha preso i panni risciacquati da Manzoni nell’Arno e li ha tuffati nell’Adda, riscrivendo I promessi sposi in dialetto:

I promessi sposi, di Piero Collina, 1966, versi in dialetto lariano,
I duu moros, Nino G. Casiraghi, Milano, Accademia Internazionale della Tavola Rotonda, 1968, versi in dialetto meneghino,
I duu moros, di Alvaro Casartelli, Agielle, 1974.

Finisce qui? No, perché, se un libro ha successo, è inevitabile che se ne confezioni il seguito:

I figli di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, di Antonio Balbiani, Milano, Stabilimento tipografico dell’editore Francesco Pagnoni, 1874,
Renzo e Lucia: seguito ai promessi sposi, di M. Giovannetti, 1905.

Due seguiti? Troppa grazia Sant’Antonio! Speriamo che il ministro della Pubblica Istruzione non lo venga a sapere: a scuola, da studiare, ci basta la prima puntata!



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