A commentare i canti di Dante si sono messi in tanti; a commentare le canzoni dello Zecchino d’Oro non si è messo nessuno: tranquilli, ci penso io.
Oggi si parla di:
IL DITO IN BOCCA
Testo: Alberto Testa – Musica: Eros Sciorilli – Nicola Aprile
Cantano Angiolina Gobbi e Alessandro Ferraro
8° Zecchino d’Oro, 1966.
(Ascolta e guarda la versione originale dal vivo cliccando qui.)
(Ascolta la versione originale registrata cliccando qui.)
Bambina:
Questa è la filastrocca
“antidito in bocca”
per i più piccini,
proprio come te.
Fila la filastrocca,
carina ma sciocca.
Canta la cantilena,
ripetila con me.
C’era la ceralacca,
adesso non c’è più.
Non è rimasta
nemmeno una pasta;
non c’è neppure
una pera del Perù.
Tira la tiritera,
di giorno, di sera.
Senti la sentinella
che grida : “Chi va là?”
Questa canzone sciocca
imparala anche tu.
E mentre canti la filastrocca
il dito in bocca non metti più.
Coro:
Il dito in bocca non metti più.
Bambino:
Fila la filastrocca
[...]
Coro:
Il dito in bocca non metti più.
I due bambini assieme:
Tralalalà laléro laléro laléro
tralalalà laléro laléro tralallà.
Questa canzone sciocca
imparala anche tu.
E mentre canti la filastrocca
il dito in bocca non metti più.
Coro:
Il dito in bocca non metti più.
Quando ascoltai per la prima volta Il dito in bocca, non mi fece una particolare impressione: avevo solo anni 10 anni “e mezzo” – un “mezzo” a cui i bambini tengono molto – e di una canzone mi colpiva più la musica – che doveva essere allegra e orecchiabile – che il testo. Ma la mamma ci aveva comprato il disco di quell’Ottavo Zecchino d’Oro, e così, qualche anno dopo, ebbi modo di riscoprirla.
Se canti, smetti di mettere il dito in bocca: questo è il senso della canzone. E se il cantare ha questo scopo, che importanza ha quello che dice la canzone? Anche un testo sconclusionato va bene.
Ma la funzione “antidito in bocca” è chiaramente solo un pretesto: gli autori volevano dare una giustificazione a un testo che in realtà non dice praticamente nulla o, meglio, dice cose sostanzialmente prive di senso.
Non sono un appassionato di nonsense: un testo deve avere una sua coerenza e una sua pregnanza. Un testo semplicemente insulso non mi dice niente. Ma la coerenza non risiede necessariamente nel senso; può essere data dal suono, innanzitutto dalla rima:
Non è rimasta
che cosa?
nemmeno una pasta;
ma anche da assonanze o consonanze:
non c’è neppure
che cosa?
una pera del Perù.
e dal ritmo: in questo caso dall’addensarsi finale delle corrispondenze sonore e dal passaggio dai versi piani al finale verso tronco.
Ma c’è di più. La tecnica generatrice prevalente è quella che potremmo definire della filiazione:
fila → filastrocca
canta → cantilena
c’era → ceralacca
tira → tiritera
senti → sentinella
Come si vede, una logica c’è, ed è ferrea; ma è una logica che genera la narrazione a partire dal suono – cioè dal significante – anziché dal significato. Il testo acquista una pregnanza particolare e la canzone è dunque tutt’altro che sciocca, come invece finge di sostenere:
Questa canzone sciocca
imparala anche tu.
A meno che non intendiamo sciocca come terza persona singolare del presente indicativo del verbo scioccare...
NOTA
Su Alberto Testa potete leggere anche questo post:
SITI INTERNET:
Pagina di Wikipedia sullo Zecchino d’Oro.
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